domenica 20 novembre 2022

Il manifesto degli incompresi

Mi domando cosa succeda quando un insieme di singoli si rende conto di poter essere parte di qualcosa.


È proprio in quel momento che d’un tratto, tutto si fa più chiaro. 

Dove quella timida scintilla nascosta nel cuore di ognuno di noi, da sempre protetta ad ogni costo dagli occhi di chi mastica le piccole incertezze e issa lo stendardo della sicurezza, diventa un fuoco e capisce quello di cui è capace. 

Una fiamma in grado di ardere più forte del sole e scaldare il cuore anche nelle notti più buie.


Alzarsi dal letto guardandosi allo specchio e acconciandosi, non per essere perfetti, ma per abbracciare con amore le nostre imperfezioni. 

Facendo scorrere l’acqua e lavando via i tentativi di essere qualcun altro, asciugandoci dal viso le gocce di sudore per ogni tentativo sofferto e maldestro di essere come gli altri vorrebbero che fossimo.

Aprire la porta di casa, così come quella del nostro cuore, forti della nostra fragilità e liberi di poter danzare per il mondo.


È il manifesto degli incompresi, il grido di chi ha dentro di sé tutto ciò che occorre per essere felice ma ha paura di non essere abbastanza.


Vorrei che questo fosse per tutti voi, per tutti noi.


Un porto sicuro nel quale non esiste paura troppo grande per essere provata, emozione troppo timida per essere sussurrata o sogno troppo stupido per essere gridato al mondo.


Non più soli ma parte di qualcosa di più grande, una voce in un coro di voci..


Cuori pulsanti, carichi di vita che battono insieme, creando uno spettacolo senza eguali!


E voi… siete pronti ad accettare di essere speciali così come siete?


venerdì 25 dicembre 2020

Con il nastro tra il dita

Ed eccoci di nuovo qua, bentornati.

Era da tempo che non scrivevo più niente ma non ho potuto fare a meno di tornare, in un anno così bizzarro, in questo giorno di festa così atipico per condividere qualcosa di mio. E allora, giusto per rimanere in tema di feste, perché non lasciare un altrettanto strano regalo a chi come me, si sente un po' perso.



Avete presente quella sensazione del nastro tra le dita mentre state scartando un regalo? 

Che dite, non è forse il momento più bello e magico?

Con l'eccitazione che sale, un attimo prima di scoprire il contenuto, abbastanza lontano da quel timido e incerto inizio ma non così tanto da aver dimenticato i sacrifici e le scelte che ci hanno portato fin qui. Quel che si poteva fare, ormai è stato fatto e adesso soltanto il sommesso scorrere del nastro tra le dita a sciogliere il fiocco, così come anche la matassa delle nostre fatiche..


.

L'incontro

Si trattava di un giorno come un altro nel quale obbligata, scorreva la vita, che come suo solito, provava a penetrare la stretta coltre di artefatta normalità che come un'onda andava infrangendosi, tanto caparbia quanto inefficace. E così nella ridondanza del suo tentativo, ripetitivo fu quello scambio di battute, il quale copione aveva ormai logorato.

 - "Ehi come stai?", ruppe il silenzio Scudo, l'uomo dal volto impassibile e la granitica voce.

 - "Mah, guarda, in realtà è un periodo un po' così. A volte mi sembra...", sussurrò debolmente il timido  e giovane Crepa. Ma ancor prima che finisse, ecco che fu interrotto malamente.

 - "Beh, che ci vuoi fare, tanto stanno tutti così, è inutile starne a parlare.", chiuse bruscamente e con decisione Scudo, non curante delle fragili parole di Crepa.


Ed ecco che di colpo in superficie quel timido sussurro si spense, riversandosi in profondità, nel vorticoso torrente dei suoi pensieri, il quale con impeto prese forza travolgendo ogni suo barlume di lucidità. 
Annaspava ripetendo tra sé e sé le parole "così" e "inutile", cercando ossessivamente in quel mare così affollato ed esausto di possibilità, un posticino... un luogo sicuro nel quale dare voce ai suoi dubbi, incertezze e paure, le "crepe" della sua anima. 
Un piccolo angolo nel quale lasciare respirare la sua parte più fragile e impaurita senza che altri ne coprissero la voce o nascondessero l'esistenza.





Tornando a noi... 

ammetto di essere un po' deluso e rattristito, non da questo periodo in sé, bensì da ciò che è riuscito a mostrare.

È proprio in un momento del genere che avrei desiderato riscoprissimo in noi un senso di ritrovata e primordiale solidarietà. Trovando così nella difficoltà un modo per unire le nostre debolezze, avere cura l'uno dell'altro e non tutto il contrario.

È normale sentirsi tristi ed è ancor più lecito poterne parlare alla luce del sole.


In un oceano di anime impaurite, invece di unire le mani e provare a galleggiare insieme, vedo con grande rammarico puntini sparsi qua e là cercare qualcuno su cui puntare il dito per poi voltare le spalle nella speranza di non essere i primi ad annegare.

Ecco, questo è quello che desidererei trovassimo tutti sotto l'albero

La libertà di essere serenamente tristi e poter trovare lo stesso un posto in questo mondo.



... e così il nastro tra le dita non voglio lasciarlo andare ma rimanere sospeso... 

in quest'attimo dove tutto sembra possibile e niente sbagliato.



venerdì 22 settembre 2017

Il viandante


(Questa è una delle tante tracce che mi ha accompagnato nella scrittura di questo articolo)


Non ricordo bene quando è cominciato ma solo quella inaspettata e rinfrescante brezza che di colpo mi pervase.
Fu come vedere qualcuno per la prima volta ma conoscerlo già dentro di noi un po' come se racchiudesse in sé i sogni, le speranze e il desiderio di libertà di ognuno di noi...
Longilineo dalla lunga barba... talmente folta come la pelliccia di un orso, di un grigio non vecchio ma vissuto, con ogni singolo pelo fiero di simboleggiare una storia... così tanti quanto i pensieri di un bambino che ti vorrebbe raccontare tutto quello che gli passa per la testa ma non sa da dove cominciare.
Magro come chi non ha mai avuto più di una manciata di secondi per mangiare.
Con scarpe logore, consumate dagli infiniti passi compiuti dai suoi instancabili piedi. Un look vissuto, che molti potrebbero definire “trascurato” ma in fondo... se per non trascurare qualcosa dobbiamo rinunciare ad emozioni ed esperienze importanti, allora forse non ha un’accezione poi così negativa.

Brr... che invidia!
Come deve esser bello volteggiare per il mondo con la leggerezza del vento e la spensieratezza di una nuvola. Farsi trasportare dai sogni e non tenerli al guinzaglio.
Non so voi, quante volte avreste voluto mettere tanta quanta più distanza potevate da situazioni spiacevoli, che vi mettevano a disagio oppure semplicemente per dar libero sfogo alla curiosità dei vostri occhi.
Chiudere le porte col passato ed aprirle al futuro.
Sfuggire dalla trappola della monotonia, dai doveri dell'uomo e dai vincoli della mente. Assaporare l'essenza della vita... il movimento. Seguire la scia del cuore, libero dalla gabbia della mente e ricordandosi dell'evanescenza della vergogna.
Trovare quel posto dove mettere i piedi senza la pretesa di chiamarlo casa ma con la serenità di chiamarlo vita.
Essere giusti nel momento giusto e non nel posto giusto, parte del mondo.
Sospiro di sollievo... pace...

Così tanto affascinante e rassicurante il suo viaggio da non riuscire più a capire quanto fosse vero e quanto frutto della mia immaginazione.
Se proprio voleste cercare una verità nelle mie parole, probabilmente rimarreste sorpresi dal fatto che il loro valore più grande è quello legittimo della speranza, più che della realtà.
Il suo cammino è tanto reale quanto la voglia di serenità che ognuno di noi indossa ogni mattina, sotto il cappotto dell'accondiscendenza.
A lui devo molto… senza nemmeno essere mai riuscito a dirglielo.

Ricolmo di parole di gratitudine, osservavo immobile il soffitto della mia stanza cullato dal  "suono" delle stelle mai stanche di cercare di alleggerire la presunzione dell'essere. Sottile granello di sabbia nel tempo, infreddolita goccia d’acqua nell’oceano.
Cercando di seminare il pensiero che mai sarei riuscito a sdebitarmi con lui, che così tanto mi aveva allietato, improvvisamente la dolce sinfonia del cielo si interruppe lasciando che il momento tanto atteso prendesse forma.

Inondato dallo stupore e con gli occhi increduli eccolo davanti a me, pronto a sconvolgere nuovamente le mie convinzioni…

Ma come purtroppo succede in certe situazioni, la sicurezza mostrò il suo lato più umano, sfumando in un arcobaleno di gioia, paura, imbarazzo, euforia e insicurezza intrappolando così al suo interno tutte quelle parole che conservavo solo per lui.
Ma il silenzio non durò molto, prima che lui con una voce profonda e sconcertantemente comprensiva infrangesse il caos dei miei pensieri.

"Forse, dopo tutto questo tempo non ti saresti nemmeno più aspettato un nostro incontro e se la cosa ti rassicura sono emozionato anche io…
Quello che si vede da fuori, spesso ha il potere di mascherare e travisare le emozioni.
Probabilmente non sono nemmeno come mi immaginavi, ma se sono qui è proprio per te... per condividere quello che solo il silenzio è riuscito ad apprendere.

È una vita che mi sposto da un luogo a un altro rimbalzando di giaciglio in dimora.. a cavallo tra i sorrisi e i pianti di chi decora le strade intorno a me. A volte invidiato, altre sopportato e altre ancora malvisto, ma nonostante tutto nel logoro zaino che porto con me nessuna traccia di risentimento o rancore.
Ho imparato che per chi non si ferma mai... non esistono emozioni persistenti. In un certo senso sono passeggere, un po' come me. Ma se da una parte ciò è positivo, da un' altra, ahimè, direi proprio di no.
Una piccola scintilla di ira non ha modo di trasformarsi in un tornado di rabbia così come una simpatia non si può tramutare in amore.
Non c’è che dire… indubbiamente non cercare niente alleggerisce notevolmente il carico che ci portiamo dietro ma non so se hai presente quella strana sensazione di "assenza" sulle spalle?! Un po' come quando indossi uno zaino vuoto che sembra esistere solo per ricordarti che ti manca qualcosa.
Se credi che non mi sia accorto della stima che riponi in me ti sbagli, così come credo che tu sappia bene dentro di te quello che voglio dirti.
Nella mia vita non ho mai chiesto niente a nessuno, e mai ho preteso che le mie idee fossero ascoltate... ma forse ciò mi ha reso preda del vento.

A lasciare momentanee impronte nel terreno ormai sono piuttosto bravo. E che la modestia mi accompagni fino alla fine, a sfiorare cuori senza mai farli ardere di passione non sono da meno.
Non sono sicuro che tutti questi passi valgano anche un solo istante di stabilità.
So che credi in me e in tutto quello che rappresento e spero ti rincuorerà sapere che quel che faccio lo continuerò a fare fino alla fine... questo è quello che so fare meglio e non mi fermerò.
Ma se posso... soltanto per una volta, vorrei lasciare un contributo concreto come un saluto da un treno in corsa… qualcosa che rimanga e che possa far parte di te.
Posso essere il salvatore che cerchi, tu dimmelo e non ti deluderò! Ricorda solo dell’ingrato compito del protettore, che erige il muro impedendo non solo al nemico di entrare... ma purtroppo bloccando anche il timido raggio di sole.
Osservando il suolo, guardando costantemente davanti a me nella speranza di ridurre il più possibile gli incidenti ho appreso l’unica vera lezione…
scivolando su quell’unico sasso che facendomi cadere mi ha mostrato il cielo e le sue meraviglie e permesso di abbracciare il prato intorno a me. Forse solo per un solo istante prima di rimettermi in marcia, ma è bastato per sentire la fretta svanire… l’imprevisto ha riempito d’aria i miei polmoni ormai stressati dall’incessante lavoro necessario per la mia folle traversata.

“Il viaggio di una vita”… “Una fuga verso la libertà”… o forse… “Un inutile spreco di emozioni”.
Scegli tu il titolo del mio racconto ma fa' che sia il tuo cuore a decidere come chiamare la tua storia.
Io ci sono oggi, come ci sarò domani.
Un viaggiatore è tale perché pur non fermandosi mai, resta sempre nel cuore.

Ricorda che potrai sempre contare su di me e che in qualunque momento avessi bisogno di un amico, potrai trovarmi da qualche parte, fermo sul mio cammino.”

giovedì 8 dicembre 2016

Un amaro trascorrere

Era da così tanto tempo che viaggiavamo...
il tempo, da sempre puntiglioso distributore di attimi, aveva perso la sua più importante funzione. I giorni, le ore e i secondi, finalmente liberi dal loro padrone, si muovevano liberi creando una perfetta alchimia e suscitando in me grande smarrimento.
Se non fosse stato per l'alternarsi del giorno e della notte, probabilmente sarei stato perso.

E lui sedeva lì, vicino a me... guidava come impossessato da una sorta di demone interiore, non uno malvagio bensì da un qualcosa che ossessivamente gli imponeva di guardare la strada davanti a noi, senza che niente potesse disturbarlo in alcun modo.

Certo... qualche parola ci si poteva scambiare tranquillamente ma di qualità, ahimè, se ne respirava poca.

"Ehi riesci a sentirmi? Dov'è che stai... anzi... dov'è che mi stai portando?" Chiesi, spinto da innocente curiosità.

E lui con grande sufficienza... "Ancora non siamo arrivati, ma tranquillo, presto capirai..."

D'altronde, come dargli torto... quando si ha la testa altrove, le parole non assumono altro se non il solo, triste e freddo, compito di messaggere, fluttuando senza passione e arrivando così, quasi per inerzia, a destinazione.
Non vorrei essere al loro posto con il peso di una così ingrata responsabilità.

La macchina scivolava così, lasciandosi dietro scie che come pennelli incantati sembravano prendere parte a un più grande, seppur incomprensibile, disegno.  

E allora rimanevo in silenzio, assorto sotto una cascata di melodie e piccoli silenzi, facendo scorrere la mente tra un pensiero e un altro pur non riuscendo a capire cosa ci fosse davanti a noi.
Restavo lì... semplicemente... esistevo.
Da sempre instancabile sognatore, accarezzavo le "briciole" che il mondo mi mostrava, scalando montagne di stupore e attraversando oceani di meraviglie sorretto da un'immaginazione senza confini.
Nella sua immensa vastità osservavo i suoi colori sfrecciarmi davanti agli occhi, mutare, o forse semplicemente, scorrere.

E intanto pensavo al suo tragitto... alla sua importantissima, seppur al contempo assurda ai miei occhi, crociata, non riuscendo ad afferrare come "quella" meta potesse cancellare tutto il resto.

"Ma... ma davvero non riesci a renderti conto di quello che ci stiamo perdendo là fuori?! Sei così sicuro che ne valga realmente la pena?", dissi...

Il mio tono inizialmente pacato e spontaneamente curioso stava lentamente cambiando, diventando via via sempre più aspro e pesante. Eppure lui non reagiva, continuava a dire ad alta voce quello che probabilmente nella sua testa già si ripeteva da tempo.

"Non devi preoccuparti... i piccoli piaceri che adesso ti sembrano così speciali, non saranno niente paragonati a quello che troveremo, una volta arrivati".

Ma io... d'altro canto... ignorando la risposta, continuavo imperterrito a guardare dal finestrino.
Sinceramente... che cosa mai avrei potuto fare?!
Ho sempre creduto di esser più bravo ad ascoltare più che a parlare, così a maggior ragione rimanevo in silenzio, continuando a ripetermi... "Ma dai, non puoi non riuscire a capirlo, deve essere per forza colpa tua!".

Purtroppo in contrapposizione alla straordinaria bellezza, il tempo stava allevando in me la crescente malinconia dello spettacolo che prima si mostrava, e poi altrettanto velocemente scompariva, lasciandomi soltanto un semplice e fugace ricordo come sabbia stretta nel pugno di una mano.

Osservavo le foglie che fin dalla loro nascita avevano vegliato sul mondo dalla loro altezza, così fisicamente distanti, arrendersi sotto il peso di un'eterna esistenza....
si lasciavano andare, trascinate dal vento e instancabili, donavano al mondo ancora un po' di magia.
E quanta amarezza nel pensare che potrebbero essere definite dalla maggior parte delle persone... morte.
Per non parlare delle gocce d'acqua che arrivate alla fine della loro corsa scivolavano dolcemente sul tergicristallo e di lì a poco accarezzavano il terreno del quale un tempo facevano parte.
In loro la gioia di un traguardo tanto desiderato e l'intramontabile orgoglio di un percorso costellato di sacrifici nella loro scia.

Che rabbia!
Se solo avessi potuto fermare questa presuntuosa vettura e il suo ancor più ostinato conducente anche solo per un istante, forse avrei potuto prendere, scendere tra "loro" e semplicemente... partecipare.
Mi sarei finalmente reso conto che uno spettatore, non è altro che un timido ragazzo sovrappensiero immobile davanti alla finestra di casa, talmente innamorato del modo esterno, quanto spaventato dalla fragilità del suo stesso sorriso.

"Come può tutto ciò non essere abbastanza?!", ripetevo dentro di me tra un sospiro e l'altro.

Così insistendo a lui...
"Basta, non ce la faccio più, fa quel che vuoi ma lasciami uscire! Questa crociata non mi appartiene, se vuoi rovinarti la vita fa pure ma fallo da solo!".

Peccato che dalla sua bocca non uscisse più niente.

Eppure... nel suo silenzio non si scorgeva rabbia né indifferenza bensì il volto di un uomo visibilmente provato e consumato dalle sue stesse scelte.

E così l'abbagliante speranza che riempiva i suoi occhi, quando prima di ogni curva credendo di essere arrivato, concedeva alle sue labbra serrate un timido sorriso, si trasformava di colpo in tremenda amarezza, che il suo respiro falliva miseramente nel nascondere, quella di una strada ancora lunga e tortuosa da percorrere.

Ma si sa... non siamo fatti per trattenere le emozioni come incorruttibili contenitori, al contrario impariamo dal mondo esterno... sincronizziamo i nostri movimenti per prendere parte a un unico grande ballo... moduliamo le nostre voci per creare sinfonie ancora più maestose... ci teniamo per mano in un unico grande abbraccio per fronteggiare qualsiasi cataclisma...

E così insieme al conducente, anche io cominciavo a farmi carico della sua palpabile frustrazione, non riuscendo più a distinguere le figure oltre il mio finestrino, ormai troppo abili nel confondersi tra loro.

Quanto odio doverlo ammettere...
la sua ricerca era diventata, ahimè, anche la mia, così come la frustrante stanchezza che ne derivava, stava abbracciando anche me.

Esausto per una ricerca senza risultati, nel riflesso sfocato del finestrino sempre più appannato tra le gocce di un cielo ormai in pace con sé stesso, ecco d'un tratto la sorpresa di un sorriso inaspettato e sincero.

La "destinazione" non deve essere raggiunta, è già intorno a noi... cercarla equivale a perderla.
È come desiderare ardentemente di poter afferrare l'orizzonte senza accorgersi che intorno a noi abbiamo già tutto. Immersi nella bellezza ma tremendamente assenti.

Il futuro... come un santo protettore mette un freno a quella mina vagante che è il presente, con la sua instabile e sconvolgente passione.
Si, è proprio lui, non lo fa con cattiveria, anzi... ci mette talmente tanto amore che potrebbe sembrare il tranquillizzante tono di un padre di famiglia quando rassicura il figlio con un caloroso "va tutto bene, sarà per un'altra volta...", rimandando a un altro giorno le speranze.

Sfinito da tanta amarezza ma desideroso di fragile verità, dentro di me la struggente richiesta di pace tra queste due, così ottuse e imbronciate figure, futuro e presente...
"Ma perché non potete raggiungere una tregua per tutti coloro che come me, camminano in punta di piedi per non disturbare nessuno e passare inosservati, nella viva speranza che un giorno, stringendovi la mano possiate insegnarci a danzare spensierati al ritmo della vita?!".

Nella trasparenza svanita di un finestrino appannato, di colpo l'immagine iniziò a prendere forma e con inaspettato stupore, presi coscienza di una verità talmente banale da non averla mai voluta prendere in considerazione.
Gli occhi che nient'altro avevano voluto vedere se non la strada davanti a loro... la bocca che mai aveva pronunciato quello che realmente avrebbe voluto... gli orecchi così tanto recettivi ma allo stesso tempo così tanto isolati... componevano un mosaico tanto familiare quanto sorprendente.

Come potevo non essermi mai reso conto che non esiste passeggero più conosciuto da ognuno di noi se non...
noi stessi.
Accecati da un vittimismo insensato, con l'ossessivo bisogno di attribuire agli altri la colpevolezza della nostra insoddisfazione.

Fa davvero tanta paura ammetterlo... che per quanto possa rassicurarci non esiste una velocità definita. Che la vera bellezza di tutto questo sta nell'imprevedibile corso che il nostro viaggio può prendere e che solo noi possiamo controllare.
Possiamo sostare per scorgere un panorama o per condividere delle emozioni sincere e reali con qualcuno. Rallentare per goderci un momento speciale o provare ad accelerare per superare il più velocemente un dolore. Il tutto nelle nostre mani.

La vita si svolge adesso, intorno a noi e non alla prossima curva.

Eppure...

Perché quel freno sembra sempre la cosa sbagliata?


domenica 2 ottobre 2016

Semplicemente... attenzione

Che ci piaccia o no, molto spesso tralasciamo il fatto che, per fare bene qualcosa, ci sia bisogno di una certa concentrazione.
Cercando di portare uno degli esempi più banali ma allo stesso tempo più frequenti per ognuno di noi, potremmo parlare di quando siamo di fronte a qualcuno, con la volontà di confidargli qualcosa di un certo valore.

Dubito occorra molta immaginazione...

Superati i saluti iniziali e le frasi di circostanza, seppur un po' ansiosi e preoccupati, prendiamo ed iniziamo a raccontare...
E fin qui sembrerebbe andare tutto liscio, se non fosse che, a fronte del desiderio di condividere qualcosa, sbattiamo la testa contro un inaspettato muro di indifferenza. Con grande stupore ci rendiamo conto che si, questa persona è presente, ma visibilmente è distratta e poco empatica, a tal punto da urtare malamente la nostra sensibilità.
Lo so cosa state pensando, è veramente triste affidare una parte di noi al vento.
Talmente irritante da non riuscire a far altro se non, costringere il nostro "ascoltatore" a frequentare un buon corso di recitazione (nella remota speranza che sfondando nel mondo dello spettacolo, possa sdebitarsi e ricoprirci d'oro) per affinare la sua tecnica.
Battute a parte, sono sicuro che non vi suoni affatto nuova questa situazione.

Ma cercando di porci una domanda diversa, ci capita mai di essere dall'altro lato della relazione?

E ancor più importante... ascoltiamo abbastanza?

Non è facile, vero?! Tutte quelle piccole scintille o distrazioni che ci portano "via", che si, ci fanno essere lì in quel preciso momento, ma allo stesso tempo ci portano da tutt'altra parte. Che si tratti di un pensiero riguardante un appuntamento, quello che mangeremo a cena o la preoccupazione di controllare ossessivamente lo smartphone per controllare se sta succedendo qualcosa di "interessante", in qualche modo la nostra attenzione rischia di venire meno.

Situazioni del genere le conosco bene... quella maledetta sensazione di esserci ma non esserci... di starci dentro ma esserne al contempo estraneo.
Ci son poi quei momenti in cui improvvisamente ci risvegliamo da questa assenza, rendendoci consapevoli di quello che stiamo perdendo.
Probabilmente senza cattiveria ma ciò non toglie che avvenga lo stesso.
Immagino che a questo punto anche a voi sia venuta in mente una domanda... (lo so cosa state pensando... "Cavolo, ma cinque minuti calmo senza disturbarci con i tuoi interrogatori non ci sai proprio stare eh")

"Ma in tutto questo "vagare", non mi starò perdendo il presente?"

Nell'occhio di un ciclone fatto da mille quesiti, afflitti da chissà quali drammi esistenziali, non ci rendiamo conto di essere paralizzati mentre tutto intorno a noi è in movimento.
Un po' come ritrovarsi in una bellissima spiaggia... con le onde che si infrangono sugli scogli cullando le nostre orecchie, il vento che soffia instancabile, le nuvole che si muovono maestosamente e noi...
fermi immobili, arenati sul bagnasciuga, avvinghiati all'illusione che quello che ci succede intorno, non sia abbastanza importante.

Vorrei che tutti riuscissimo a trarre un insegnamento anche se, io per primo, mi rendo conto che del "momento" non viviamo altro se non le briciole, quello che le spaventate code dei nostri occhi a malapena intravedono, al contrario delle nostre viste ormai troppo abbagliate da tanta effimera luce.

Che poi... diciamocelo sinceramente: "quante volte le cose che annebbiano la nostra percezione della realtà, sono effettivamente importanti?".
Non posso di certo rispondere io per voi ma se dovessi dire la verità, direi che per me, spesso non lo sono. Non sembrerà granché ma alla fin dei conti, a forza di perdere questi piccolissimi pezzi del puzzle ci ritroveremo senza niente se non un'immagine sbiadita di qualcosa che sarebbe potuto essere.

Il focus è appunto quella capacità di riuscire a liberare la mente dal resto e concentrarsi su qualcosa. Da sempre acerrimo nemico della distrazione... quella strana bestia che ti tende la mano e ti porta via, ma allo stesso tempo, non ti permette di essere da nessun'altra parte.

Colei che si mette tra noi e il risultato...

tra noi e chi abbiamo davanti...

tra noi e la vita.

Potete chiamarla "attenzione" o "metterci il cuore", a seconda della propria filosofia... io personalmente preferisco la seconda anche se, ahimè, purtroppo il risultato non cambia.

Si tratta di un grande inganno, quello per il quale il presente, in un modo o nell'altro, riuscirà sempre a sfuggirci.

Un consiglio per tutti, me compreso:

La prossima volte che vi siederete davanti a qualcuno, provate a perdervi nelle sue parole e non nei vostri pensieri.


sabato 24 settembre 2016

Istantanee illusorie

Considerando la mia passione per la musica, prendo spunto per una piccola annotazione. Ahimè, ho troppe volte la sensazione che la musica (e purtroppo non solo) non venga più considerata per quello che è ma per quello che "dovrebbe" essere. 
Penserete: "Ma chi me lo ha fatto fare di cliccare su questa maledettissima pagina quando fuori c'è un mondo interessantissimo da scoprire". D'altronde sapevate fin dall'inizio (forse XD) quello a cui sareste andati in contro, quindi rassegnatevi. :P

Ad esempio, ora come ora, sento sempre più spesso puntare il dito contro praticamente ogni tipo di artista all'uscita di nuovo materiale. Quasi come se non aspettassero altro, tutta una miriade di persone inferocite si risvegliano dal letargo pronte a giudicare, gridando al "venduto" e ad invocare l'antica e magica parola... "commerciale", chiudendo     così,     malamente         il capitolo. Ammettendo che, in alcuni casi si possa parlare di variazioni che vanno strategicamente ad attirare una più grande fetta di pubblico e ottenere più successo, quello che non riesco a condividere è: 

Perché il cambiamento è visto praticamente sempre come qualcosa di negativo?

Purtroppo, sono il primo che molto spesso si è trovato in difficoltà ad accettare che le cose cambiassero. Non è facile e ahimè non lo sarà mai. E nella vita di tutti i giorni, si sa, è molto più frequente di quello che si pensi... Che sia per il timore dell'ignoto o per la paura di perdere un fragile equilibrio ottenuto dopo tante fatiche e sacrifici, il risultato non cambia. 
Che lo si voglia o no il tempo scorre e con lui ci muoviamo, ondeggiamo e occupiamo il nostro spazio... sempre "noi" ma con sfumature che prima di allora magari neanche avremmo mai immaginato. E basti pensare che nemmeno le situazioni più difficili restano immutate. Ci adattiamo, prendiamo forza e magari crolliamo, per poi "colpire" più forte, più di quanto saremmo riusciti a fare altrimenti. 
"Ora" è la trappola più grande, non mostra il percorso, ma un semplice punto. 
E cosa si può dire di un "punto"... poco o nulla. Di sicuro che in qualcosa di fermo, senza movimento, non c'è vita; come un'istantanea che sembra darci sicurezza proteggendoci, ma che in realtà ci impedisce di librarci in aria.
Indubbiamente... la difficoltà che percepiamo nel comprendere e nell'afferrare qualcosa in movimento è spesso devastante e frustrante ma forse, è proprio questo il bello... non finisce mai di stupirci. 

E pensandoci bene,  non accettare a priori il cambio e le scelte di un artista perché troppo affezionati all'idea che ci siamo creati in precedenza non è, forse, un po' la stessa cosa?! 
Se accettiamo la possibilità che noi per primi si possa vivere in una continua altalena di emozioni fatta di cambiamenti repentini di umore e di idee, allora non possiamo semplicemente prendere e ascoltare?! 
Solo voi, la musica, le vostre emozioni e l'armonia che ne deriva.

Il vero segno di chiusura sta, ancora una volta, in chi si sente in diritto di giudicare gli altri con coraggio da leoni ma allo stesso tempo di chiudere gli occhi mentre si guarda dentro.


lunedì 19 settembre 2016

Pronti per salpare insieme a me?

"Bye-bye Tumblr" disse il giovane blogger emancipato...

Eccoci qua, al contrario di quanto scritto qualche giorno fa, ho deciso di spostare qui, su questa pagina, il mio blog.

E nonostante nessuno di voi sia scoppiato in pianti disperati, gridando al cielo "Perché? Come potrò vivere adesso senza le incredibili perle di inutilità cosmica già postate?!" (da non sottovalutare la statistica: un lettore su tre reagisce esattamente così... e se solo il numero totale dei miei seguaci non fosse stato inferiore a tre, avremmo potuto parlare di "tragedia" XD), ripubblicherò qui le poche briciole che altrimenti andrebbero disperse.

Vi lascio, anzi... vi do il benvenuto così, tra frasi sconnesse e umorismo da bar, senza però nascondervi la mia emozione nel lanciarmi in questa avventura provando a lasciare qualcosa di mio a chiunque sia in cerca di qualche sincera parentesi di vita.

Perché in fondo un viaggio si può intraprendere anche da soli, ma è solo condividendolo con qualcuno che si può dire di averlo veramente vissuto.

Andrea