venerdì 25 dicembre 2020

Con il nastro tra il dita

Ed eccoci di nuovo qua, bentornati.

Era da tempo che non scrivevo più niente ma non ho potuto fare a meno di tornare, in un anno così bizzarro, in questo giorno di festa così atipico per condividere qualcosa di mio. E allora, giusto per rimanere in tema di feste, perché non lasciare un altrettanto strano regalo a chi come me, si sente un po' perso.



Avete presente quella sensazione del nastro tra le dita mentre state scartando un regalo? 

Che dite, non è forse il momento più bello e magico?

Con l'eccitazione che sale, un attimo prima di scoprire il contenuto, abbastanza lontano da quel timido e incerto inizio ma non così tanto da aver dimenticato i sacrifici e le scelte che ci hanno portato fin qui. Quel che si poteva fare, ormai è stato fatto e adesso soltanto il sommesso scorrere del nastro tra le dita a sciogliere il fiocco, così come anche la matassa delle nostre fatiche..


.

L'incontro

Si trattava di un giorno come un altro nel quale obbligata, scorreva la vita, che come suo solito, provava a penetrare la stretta coltre di artefatta normalità che come un'onda andava infrangendosi, tanto caparbia quanto inefficace. E così nella ridondanza del suo tentativo, ripetitivo fu quello scambio di battute, il quale copione aveva ormai logorato.

 - "Ehi come stai?", ruppe il silenzio Scudo, l'uomo dal volto impassibile e la granitica voce.

 - "Mah, guarda, in realtà è un periodo un po' così. A volte mi sembra...", sussurrò debolmente il timido  e giovane Crepa. Ma ancor prima che finisse, ecco che fu interrotto malamente.

 - "Beh, che ci vuoi fare, tanto stanno tutti così, è inutile starne a parlare.", chiuse bruscamente e con decisione Scudo, non curante delle fragili parole di Crepa.


Ed ecco che di colpo in superficie quel timido sussurro si spense, riversandosi in profondità, nel vorticoso torrente dei suoi pensieri, il quale con impeto prese forza travolgendo ogni suo barlume di lucidità. 
Annaspava ripetendo tra sé e sé le parole "così" e "inutile", cercando ossessivamente in quel mare così affollato ed esausto di possibilità, un posticino... un luogo sicuro nel quale dare voce ai suoi dubbi, incertezze e paure, le "crepe" della sua anima. 
Un piccolo angolo nel quale lasciare respirare la sua parte più fragile e impaurita senza che altri ne coprissero la voce o nascondessero l'esistenza.





Tornando a noi... 

ammetto di essere un po' deluso e rattristito, non da questo periodo in sé, bensì da ciò che è riuscito a mostrare.

È proprio in un momento del genere che avrei desiderato riscoprissimo in noi un senso di ritrovata e primordiale solidarietà. Trovando così nella difficoltà un modo per unire le nostre debolezze, avere cura l'uno dell'altro e non tutto il contrario.

È normale sentirsi tristi ed è ancor più lecito poterne parlare alla luce del sole.


In un oceano di anime impaurite, invece di unire le mani e provare a galleggiare insieme, vedo con grande rammarico puntini sparsi qua e là cercare qualcuno su cui puntare il dito per poi voltare le spalle nella speranza di non essere i primi ad annegare.

Ecco, questo è quello che desidererei trovassimo tutti sotto l'albero

La libertà di essere serenamente tristi e poter trovare lo stesso un posto in questo mondo.



... e così il nastro tra le dita non voglio lasciarlo andare ma rimanere sospeso... 

in quest'attimo dove tutto sembra possibile e niente sbagliato.